18 / 30 maggio 2021
Daniele Fedeli
di Arthur Rimbaud
regia Ferdinando Bruni
«Una sera ho preso sulle mie ginocchia la Bellezza. E l’ho trovata amara. E l’ho insultata».
Arthur Rimbaud ha solo diciannove anni quando, nel 1873, di ritorno dall’Inghilterra dopo la sua tempestosa separazione da Paul Verlaine, scrive nella soffitta della casa materna Una stagione all’inferno.
«Che orrore questa campagna francese, la mia sorte dipende da questo libro». Spirito ribelle e inquieto, in questo capolavoro dà voce al tormento di chi senza pace indaga l’oscurità dell’animo umano, alla ricerca di un riscatto. E lo fa con uno stile rivoluzionario, originalissimo e immortale, che ha aperto la strada alla poesia contemporanea. Nelle Lettere del Veggente Rimbaud sembra volerci dire che il poema è nato ‘suo malgrado’, come se una voce estranea e misteriosa avesse percorso il suo io inconsapevole: «Io è un altro. Se l’ottone si desta tromba non è certo per colpa sua». Questa ‘possessione’ ha qualcosa a che fare anche con l’arte dell’attore che come il poeta è un ‘invasato’ che si lascia possedere dal linguaggio.
Dopo averlo tradotto e portato in scena nel 1991, Ferdinando Bruni affida a Daniele Fedeli, in cui ha intuito anima e voce giusti per incarnare le parole di Rimbaud, il compito di ripercorrere e restituire l’esperienza incandescente di trasformare in carne viva le parole del poeta.
UNA STAGIONE ALL'INFERNO
di Arthur Rimbaud
regia Ferdinando Bruni
con Daniele Fedeli
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