Sala Bausch
18 / 23 febbraio 2020
Ruggero Cappuccio
di Ruggiero Cappuccio
Durata: 1 ora
Arrivano per la prima volta in scena le parole pronunciate da Paolo Borsellino, che gli italiani non hanno mai ascoltato, raccontate da Ruggero Cappuccio.
Il 31 luglio del 1988 il giudice palermitano denuncia con forza, davanti al CSM, l'inadeguatezza dei mezzi di contrasto attivati dallo Stato contro la Mafia.
Giovanni Falcone verrà ucciso quattro anni dopo, il 23 maggio 1992, nell'attentato di Capaci. Paolo Borsellino 57 giorni dopo di lui, in via D'Amelio, a Palermo.
Proprio su via D'Amelio, o meglio sull'ultimo secondo di vita di Paolo Borsellino, il 19 luglio del 1992, si concentra il testo di Cappuccio che dilata questo singolare residuo di tempo in un intenso monologo. Il giudice disteso sull'asfalto dubita di essere già morto e dubita di essere ancora vivo. In questa dimensione di lucidità entrano i sogni, l'infanzia, la giovinezza, l'amore di Borsellino per la sua Sicilia aspra e luminosa, per la sua famiglia e per chi ha cercato di proteggerlo e sta morendo con lui. Ma c'è anche l'amico Giovanni Falcone, dall'adolescenza fino all'ultimo abbraccio nel giorno di Capaci.
E c'è la denuncia della solitudine in cui i due magistrati sono stati lasciati, perché esiste una parte deviata dello Stato che vuole controllare la piaga rappresentata dalla mafia, ma non guarirla: di quell'infezione ha infatti bisogno, anche per mettere a morte le parti sane del suo corpo che desidera siano messe a morte.
PAOLO BORSELLINO. ESSENDO STATO
di e con Ruggero Cappuccio
scene Mimmo Paladino
immagini Lia Pasqualino
musiche originali Marco Betta
luci e aiuto regia Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto
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