Teatro Leonardo Da Vinci
28 febbraio / 26 marzo 2006
Andrea Taddei
da Molière
Un regista dal tocco leggero rivisita la commedia di Molière, reinventa dialoghi e linguaggio e si prende la libertà di inserire citazioni, di mescolare un fantasioso dialetto pseudosiciliano con brani esilaranti in francese maccheronico e intonazioni spagnole, in omaggio al paese in cui è nata la leggenda del protagonista. Così facendo Andrea Taddei non si discosta molto dalla tradizione, se pensiamo che la leggenda seduttore-assassino, mescolandosi con le avventure di altri personaggi ribelli, atei o miscredenti “fulminati”, conta su una lunga serie di contaminazioni e rimaneggiamenti e che lo stesso Molière, per creare il suo Don Giovanni o il festino di pietra, si rifece al Burlador de Sevilla di Tirso de Molina e probabilmente saccheggio i numerosi copioni dei comici italiani attivi alla corte di Francia.
In questo Don Giovanni Raffaele Gangale interpreta il protagonista e cinque attrici si spartiscono gli altri personaggi (compresi quelli maschili di Sganarello, dei cognati Don Carlo e Don Alonso, del creditore, dell’eremita e del Commendatore), entrando e uscendo dai ruoli, come se gli stessero stretti o ne fossero prigionieri. I rapporti tra i personaggi acquistano, in questo modo, sfumature insolite e la storia si apre a nuovi significati: il rinnovarsi dei travestimenti, gioco teatrale in cui la coppia molieriana Don Giovanni e Sganarello eccelle, nello spettacolo di Taddei si moltiplica e si arricchisce. Condannato a interpretare un rituale, com’è giusto per un teatrante della sua specie, Don Giovanni non può sottrarsi alla sua pena: messo a riposo in una cassa, deve riapparire ogni volta in scena, come un dream man dalla torta, per interpretare la sua storia edificante, quella dell’empio punito, e poi sprofondare nel suo inferno di circostanza. In un’arena circondata da un grande e misterioso sipario si materializzano le vittime del seduttore e traspaiono i luoghi delle sue avventure: l’atmosfera è quella di una festicciola di sapore metafisico che si svolge nell’aldilà. Una festa in maschera (nella migliore tradizione del personaggio) che, essendo animata da sole donne, ha anche qualcosa del baccanale. Ma, con un piccolo calembour, questo party è anche diventato un rock party: perché il rock è, nel mondo contemporaneo, l’energia liberatoria della disobbedienza, la forza della trasgressione, o, da altri punti di vista, la dissolutezza dei valori, la macchina comunicativa, lo star-system, il bluff.
Tutte cose che hanno molto a che fare con il nostro protagonista.
Risultano quindi più che appropriate, anche per questo spettacolo, le parole di Cesare Garboli: «Don Giovanni è quello che si direbbe oggi un ‘demistificatore’, un corpo antiteatrale inserito in un sistema teatrale, un anticorpo che denuncia la falsità e il pregiudizio, la finzione e l’ipocrisia di un sistema di cui, tuttavia, egli fa parte integrante. In mezzo agli altri, siano gli altri il padre trombone, i cognati fanatici, la stessa moglie Elvira, grande attrice tragica, e, soprattutto il Povero, così schiavo di un’ipocrisia sociale da pregare il cielo perché faccia piovere sul datore dell’elemosina proprio le ricchezze che si dovrebbero sfuggire, Don Giovanni sembra il solo a vivere secondo realtà e non secondo ‘finzione’».
DON GIOVANNI ROCK PARTY
uno spettacolo di Andrea Taddei da Molière
con Raffaele Gangale, Federica Fabiani, Sonia Litrico, Annachiara Mantovani, Laura Pozone, Valentina Scuderi
per le scene Alberto Caprioli e Paolo Merlini
per i costumi Francesca Faini
luci Giovanni Melzi
produzione TEATRIDITHALIA/PALKETTOSTAGE
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