Teatro dell'Elfo
3 marzo / 9 aprile 1989
Ferdinando Bruni
di August Strindberg
regia Elio De Capitani
Prima nazionale
Ho "scoperto" Creditori con un istintivo entusiasmo, l'ho odiato poi per molto tempo, anche durante le prove. E con il testo, l'autore. Ho provato quei sentimenti misti di attenzione e repulsione che puntualmente ammalano i giorni di mezzo del periodo di prova. Ma moltiplicati per cento. Strindberg, lo ripeteva sempre, non poteva che scrivere di se stesso. La sua opera è una biografia metamorfosata, un'emanazione diretta. Spesso accadeva, ed è la cosa più affascinante e al tempo stesso un po' mostruosa, che la vita "compisse" l'opera. Sono accadute cose nei testi di Strindberg che solo anni dopo sono divenute episodi della sua vita.
Ne I Creditori Strindberg racconta di se stesso, senza dubbio, ma Adolf e Gustav sono due specchi che si riflettono uno nell'altro e riflettono tutti e due August. È facilissimo vedere poi in Tekla la prima moglie di Strindberg anche se molti episodi de I Creditori sono accaduti all'autore anche vent'anni dopo, con la seconda e soprattutto con la terza moglie: Siri von Essen era nobile, moglie di un barone e Strindberg prima di sposarla ne divenne l'amante con una relazione all'inizio "casta e pura" che ricorda quella tra Adolf e Tekla. Siri era artista (attrice, anche se non molto apprezzata) come Harriet Bosse, la terza moglie (attrice anche lei, ma più appagata). Siri non diverrà mai famosa come è ne I Creditori Tekla, ma lo sarà Harriet vent'anni dopo.
Ma in Strindberg non conta solo la materia delle sue opere, conta soprattutto quel continuo esperimento sulla forma. Anzi, il suo bisogno di sperimentare, oltre all'enorme produzione di drammi, romanzi, racconti e saggi, era anche un bisogno di sperimentare l'arte e la scienza nelle loro molteplici forme: pittura, scultura, musica, psicologia, chimica, botanica, astronomia, fotografia, sinologia, la coltivazione delle piante e dei fiori e altro ancora. Thérèse Dubois Janni, nella sua biografia, sintetizza la frenesia Strindberg in una frase: contava meno il risultato dell'idea. Per il teatro comunque, Strindberg fa eccezione: i suoi esperimenti non sono a vuoto, concretizzano dei risultati che ancora oggi consentono di sperimentare, cento anni dopo, sullo stesso materiale.
Con I Creditori Strindberg realizza un'altra delle sue tragedie "darwiniane" (alla base delle quali pone il racconto di un omicidio psichico come anello della selezione evolutiva applicata alla razza umana, dove gli individui più forti lo sono soprattutto psichicamente) dove l'azione drammatica attua ancora di più la sua "nuova formula": dove tutto finisce davvero per svolgersi con un tavolo e due sedie. Degradazione borghese della tragedia greca, miscela quindi di cose antiche e di cose nuovissime.
I Creditori è stato scritto subito dopo Signorina Giulia e Strindberg crede di portare ancora più avanti il processo di concentrazione con un risultato «migliore di Signorina Giulia, con tre persone, un tavolo, due sedie e niente tramonto». In realtà il flusso del tempo, con quella contrazione di un'intera notte in sei quarti d'ora, rende più sorprendente il risultato di Signorina Giulia che non quella della geometria programmatica delle tre scene de I Creditori.
Ma un anno dopo queste osservazione Strindberg dirà: «Forse stiamo andando tutti - anche la tragedia - verso il comico» ed è qui l'esperimento più interessante de I Creditori, né commedia né tragedia ma tragicommedia assai anticipatrice di uno spirito che contrasta l'enfasi melodrammatica con l'antiretorica del comico e la leggerezza, perennemente raccomandata agli interpreti dei suoi drammi della fine degli anni '80.
L'autobiografia, la tragicommedia, i tre personaggi, la storia. Non ho ancora finito di venirne a capo perché in questo progetto Strindberg si prova fino all'ultimo giorno, nel senso proprio che si sperimenta sugli attori e con gli attori fino all'ultimo minuto. E forse anche oltre.
Elio De Capitani
I CREDITORI
di August Strindberg
regia Elio De Capitani
con Ferdinando Bruni (Adolf), Nanni Garella (Gustav), Laura Ferrari (Tekla)
traduzione Elio De Capitani e John Bardwell
regista assistente John Bardwell
tecnici Nando Cirelli, Riccardo Dell'Acqua, Maurizio Manzotti
assistente alla regia Stefania Rubini
produzione Teatro dell'Elfo
un ringraziamento a Renato Borsoni, Antonio Fiorentino, Gigi Saccomandi
foto di scena Armin Linke
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